mercoledì 5 novembre 2008

Il cambiamento e il contratto in psicoterapia




Cosa intendo per cambiamento psicoterapeutico?


Quali concetti dell’Analisi Transazionale utilizzo per facilitarlo?



Quando opero in psicoterapia ho sempre presente che, come affermava Werner, nell’ambito della psicologia evolutiva, “dovunque c’è vita c’è crescita e sviluppo” (Werner & Kaplan 1956). Difatti, nella vita le persone attraversano cambiamenti ricorrenti adattandosi a stimoli sia a livello intrapsichico che relazionale, sulla base di un processo intenzionale ed autodeterminato.



In accordo con il Galimberti (1992) intendo il cambiamento come il risultato della spinta alla trasformazione avvertita dall’organismo, in forza di un equilibrio conflittuale tra tensione e resistenza. Strettamente interrelato al termine di cambiamento è quello di guarigione, e qui intendo “la risoluzione di una condizione patologica, ossia di un’alterazione di una precedente funzionalità dell’individuo nel suo ambiente” (Novellino, 1998).



Fondamento dell’Analisi Transazionale (AT), teoria che prendo come riferimento principale, è il desiderio di conseguire la guarigione attraverso un processo di cambiamento, ma come afferma Berne (1966):



il terapeuta non guarisce nessuno, mentre può effettuare il trattamento in modo che il potenziale curativo del paziente si metta in moto.
Egli utilizza la metafora dei “ranocchi e dei principi” per sottolineare che “guarire” significa togliersi la pelle di ranocchio e riprendere lo sviluppo interrotto di principe o di principessa e che il terapeuta deve agire per metter in moto il potenziale auto-curativo. Pertanto, nella mia attività clinica, l’obiettivo a cui aspiro, nel favorire il cambiamento psicoterapeutico, è quello di far emergere nella persona la vis medicatrix naturae.



Illustro ora come alcuni importanti studiosi in A.T. considerano la guarigione e il cambiamento. Comincio da Berne, che in “Ciao!… E poi?” (1972) afferma che guarire significa uscire dal copione e l’unica strada a tal fine è il recupero della propria autonomia, la quale contempla a sua volta tre importanti capacità dell’essere umano:



a) consapevolezza, intesa come capacità di esser in contatto con il presente senza filtrarlo attraverso le esperienze passate;



b) spontaneità, intesa come la capacità di reagire alle situazioni scegliendo in tutta libertà tra tutte quelle sensazioni, pensieri e comportamenti che una persona può sentire, pensare ed agire senza costrizioni, utilizzando liberamente tutti e tre gli stati dell’Io;



c) capacità di intimità, ovvero la capacità di condividere liberamente le emozioni, i pensieri e i comportamenti con un’altra persona. E’ l’intimità che permette alle persone di creare legami dando e ricevendo affetto.



Per gli Schiff (1975) l’autonomia verrà raggiunta con il superamento della passività. L’individuo è autonomo quando è capace di elaborare soluzioni per un problema e intraprendere un’azione per raggiungerla attivamente. Le sofferenze psicologiche si originano, invece, da comportamenti appresi scaturiti da relazioni simbiotiche non risolte contraddistinte da passività nelle emozioni, nei pensieri e nei comportamenti. Nella simbiosi due persone dipendono l’una dall’altra agendo come se fossero una sola persona e nessuna energizza attivamente tutti i propri stati dell’Io, chi tenta di instaurarla svaluta, attraverso il processo di svalutazione, o distorce, attraverso un processo di ridefinizione, una parte della propria esperienza e cerca la causa, o la soluzione, dei propri problemi negli altri o nel destino.



Secondo Woollams & Brown (1978) guarigione e cambiamento rappresentano un progredire su un continuum ai cui poli ci sono copione e autonomia, anche qui intesa come guarigione. Per gli autori la guarigione non può essere un processo del tipo tutto o niente, in quanto non è concepibile pensare a un “prima” e “dopo” il copione. Pertanto essi propongono il concetto di scala decisionale, che permette di chiarire ciò che si verifica realmente nel processo di cambiamento descrivendo il modo in cui la persona migliora la propria capacità di reagire allo stress rispetto all’ingiunzione che pone il tema del cambiamento. Scopo finale della terapia è aiutare la persona a cambiare le proprie decisioni di copione per mettere in atto desideri più vicini ai desideri del Bambino Libero.



I Goulding (1983), che hanno elaborato il modello della ridecisione, ritengono che per giungere ad un cambiamento non è sufficiente la consapevolezza, ma è necessaria la risperimentazione della situazione problematica. Il cambiamento reale avviene quando la persona risperimenta a livello fenomenologico l’esperienza arcaica e modifica le decisioni prese nelle scene di protocollo.



Nel lavoro di Erskine (1980) la guarigione corrisponde al recupero della spontaneità della persona e una guarigione completa si attua a livello affettivo, cognitivo, comportamentale e fisiologico. Guarire dal copione significa: a livello fisiologico liberarsi dalle tensioni e vivere in modo soddisfacente col proprio corpo; a livello comportamentale non sentirsi più costretti a comportarsi in modo fedele al proprio copione; a livello cognitivo la guarigione si ha quando la persona non è più contaminata dalle convinzioni di copione ma può interpretare le proprie esperienze secondo una visione flessibile di sé, degli altri e della vita; mentre a livello affettivo significa lasciare emergere ed elaborare i sentimenti repressi al tempo della decisione di copione per provare emozioni e sentimenti legati alla situazione attuale.



E’ utile, infine, ricordare anche il lavoro della Levin (1984), per la quale la crescita umana attraversa un ciclo di sviluppo composto da stadi che cominciano nell’infanzia e si ripetono continuamente. Le persone ritornano ciclicamente, nel corso della loro vita, su specifici temi e compiti di sviluppo e in ogni specifica fase potranno riappropriarsi del potere di cui necessitano comprendendo gli obiettivi della propria crescita personale e modificando sempre più le limitazioni copionali. Rigenerare dunque una nuova vita, riciclando le varie fasi evolutive e sviluppando in ognuna di queste una sempre maggior efficacia. Il ciclo di sviluppo della Levin può essere utilizzato come struttura per leggere il processo di cambiamento.



Dopo questo excursus teorico, tornando al mio personale lavoro come clinico, ho già detto che l’obiettivo a cui aspiro è quello di far emergere la vis medicatrix naturae. Pertanto, facendo leva soprattutto sulla sua tendenza naturale a ristabilire condizioni ottimali di adattamento all’ambiente, utilizzo la relazione terapeutica per favorire la crescita e la maturazione della persona stimolando la consapevolezza e la ridecisione. Nel fare questo considero costantemente i dati che emergono nella relazione e la loro sistematizzazione in ipotesi da confermare, o inficiare, durante il processo terapeutico. Per me è importante pensare al copione come una “costruzione narrativa” tra paziente e terapeuta, di cui non è importante verificare una ipotetica realtà, ma di cui è importante capire il significato e i possibili cambiamenti di significato” (Tosi, 1993). Ciò significa che guardo al cambiamento come ad un processo finalizzato alla costruzione di nuovi significati, che va alla ricerca di possibili alternative, nuove e più funzionali, e non ad una guarigione che presuppone semplicemente l’eliminazione di un problema.



Ritengo inoltre indispensabile che terapeuta e cliente, ognuno con i propri compiti, si assumano la responsabilità congiunta di raggiungere un cambiamento, ove il cliente lavora per il proprio cambiamento personale, mentre il terapeuta usa il quadro di riferimento e i concetti dell’AT per facilitarlo. Pertanto per me è prioritario coinvolgere il paziente nel lavoro terapeutico, ai fini di una responsabilizzazione utile al raggiungimento degli obiettivi concordati. Ciò è possibile tramite la realizzazione di un contratto terapeutico.






Il contratto:


è un obiettivo, un cambiamento da raggiungere, è uno strumento prezioso sia perché evidenzia la possibilità di un cambiamento reale e significativo, sia perché durante il processo terapeutico permette di monitorare i passi, rendendo esplicito qual è livello, e la natura, del cambiamento che il cliente può e vuole raggiungere in un determinato momento (Loomis, 1982). Come detto nel paragrafo precedente, il contratto è fondamentale poiché mette in evidenza la responsabilità congiunta al cambiamento.



A seconda del cambiamento che va a determinare, in accordo con Loomis (op. cit.), configuro il contratto a diversi livelli. Nei contratti di controllo sociale (II livello) l’obiettivo riguarda uno specifico aspetto della vita del paziente rispetto al quale occorre un recupero dell’energizzazione dello Stato dell’Io Adulto. A questo livello lavoro sull’Analisi Strutturale degli Stati dell’Io, sulle Contaminazioni, le Esclusioni, l’Economia delle carezze e sulla Strutturazione del tempo. Questi contratti, lavorando su aree specifiche, possono essere portati a termine in tempi relativamente brevi. Nei contratti di relazione (III livello) l’obiettivo che mi prefiggo è il cambiamento nei tre stati dell’Io, l’aumento della consapevolezza, la spontaneità e l’accesso ai sentimenti, attraverso interventi focalizzati sulle decisioni di copione, gli schemi relazionali e le scene traumatiche. Quando è già stato fatto un lavoro preliminare, volto a stabilire il controllo sociale, si può passare ad un vero e proprio contratto di cambiamento (IV livello) ove l’attenzione è rivolta all’Analisi del Copione e agli schemi di funzionamento preverbali e cinestetici utilizzando tecniche di ridecisione, rigenitorizzazione e ristrutturazione del sistema di riferimento per contrastare le decisioni di copione basate sulle ingiunzioni. Questo contratto può richiedere anni per la sua piena realizzazione.



In sintesi ritengo di poter parlare di cambiamento quando il cliente raggiunge gli obiettivi stabiliti nel contratto e, in linea generale, ha recuperato l’autonomia come funzione di un Adulto integrato e fuori del copione. Nel corso del “processo” di integrazione la persona si assume la responsabilità di tutto ciò che sente, pensa e crede, solo così può giungere ad un pieno contatto col proprio potenziale umano. Come un buon genitore avrà un sincero interesse e impegno verso gli altri, una intelligenza e una capacità di risolvere i problemi tipica di un adulto e una capacità di creare, di esprimere meraviglia, di dimostrare affetto tipiche di un bambino sano e felice (James, M. & Jongerward, D. 1971).





Bibliografia:



Berne, E. (1966), Principi di terapia di gruppo, Roma, Astrolabio (1986).


Berne, E. (1972), Ciao… e poi?, Milano, Bompiani, 1979.


Erskine, R. (1980), Script cure, behavioral, intrapsychic and physiological, TAJ, vol. 10, n.2.


Galimberti, U. (1992), Dizionario di Psicologia, Utet, Torino.


Goulding, M., Goulding, R.L. (1983), Il cambiamento di vita nella terapia ridecisionale, Roma, Astrolabio, 1979.


James, M. & Jongerward, D. (1971), Nati per vincere, Edizioni Paoline, Roma, 1980.


Levin, P. (1984), Il ciclo di sviluppo. In: Scilligo P., Bianchini S., (a cura di). Rielaborazione a cura di Raffaele Mastromarino. I Premi Eric Berne. Roma: IFREP.


Loomis, M., (1982), Contracting for change, TAJ, vol. 12, n.1.


Novellino, M. (1998), L’approccio clinico dell’Analisi Transazionale, Milano, Franco Angeli.


Schiff, A., Schiff, J. (1975), Analisi Transazionale e cura delle psicosi, Roma, Astrolabio, 1980.


Tosi, M.T. (1993). Copione e cambiamento: una prospettiva narratologica: Polarità,7,1993.


Werner & Caplan (1956), The development approch to cognition: its relevance to the psychological interpretation of anthropological and ethnolinguistic data, “American Atrntropologist”, 58, pp. 866-80, ripubblicato in S.S. Barten, M.B. Franklin (a cura di), Development processes. Heinz Werner’s selected wrigths, vol. 1, International University Press, New York, 1978.


Woollams, S. & Brown, M. (1978), Analisi transazionale, Assisi, ed. Cittadella, 1985.










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