martedì 18 aprile 2017

Il dilemma del contagio da suicidio. Parlare o non parlare di suicidio?



Negli ultimi anni, la ricerca ha dimostrato che il suicidio può potenzialmente diffondersi attraverso i social network - un fenomeno che alcuni hanno definito “contagio da suicidio”.

Diverse tecniche sofisticate di analisi statistica hanno ampiamente raggiunto la stessa conclusione: se qualcuno è esposto al tentativo di suicidio o alla morte per esso di un amico, ciò aumenta il rischio di quella persona di pensieri e tentativi di suicidio.

Le conseguenze possono essere devastanti per le famiglie, i compagni di classe e i cittadini, che rimangono da soli a cercare di comprendere le ragioni dei suicidi a catena che si verificano nelle loro comunità, da Newton nel Massachusetts, a Palo Alto in California.

E’ una domanda che rappresenta una sfida per i ricercatori, che da decenni cercano risposte. Il ruolo del contagio da suicidio è forse uno degli aspetti meno compresi del suicidio, esso ci mette in una posizione di grosso svantaggio quando si devono progettare strategie efficaci per prevenire la diffusione dei suicidi.

Per questo motivo, nel nostro recente studio, abbiamo esaminato gli adolescenti. Volevamo sapere se l’essere o meno a conoscenza del tentativo di suicidio di un amico, può cambiare la possibilità del rischio personale di mettere in atto dei tentativi di suicidio.

Utilizzando dati longitudinali, abbiamo scoperto che gli adolescenti che hanno appreso del tentativo di suicidio di un amico, hanno quasi il doppio delle probabilità di tentare il suicidio un anno dopo. I giovani che hanno effettivamente perso un amico a causa di un suicidio, hanno un rischio ancora più elevato. È interessante notare che, gli adolescenti a cui gli amici non avevano parlato del loro tentativo di suicidio, non avevano un aumento significativo del rischio di suicidio un anno più tardi.

Il nostro studio ha diverse implicazioni interessanti per la prevenzione del suicidio.

In primo luogo, per un adolescente fare esperienza del tentativo di suicidio, o della morte, di un amico, sembra cambiare il profilo di rischio in modo significativo. Prima o poi tutti noi siamo esposti al suicidio, sia se questo avviene attraverso la lettura di Romeo e Giulietta, sia semplicemente guardando il telegiornale. Ma l'esposizione al tentativo di suicidio di un amico, o alla sua morte, appare trasformare l'idea lontana del suicidio in qualcosa di molto reale: un significativo e tangibile copione culturale, che i ragazzi possono mettere in atto per far fronte alle difficoltà.

In secondo luogo, seguendo il vecchio adagio “chi si somiglia si piglia”, alcuni hanno sostenuto che gli adolescenti depressi possono semplicemente fare amicizia tra loro, il che spiegherebbe il motivo per cui i gruppi di amici hanno tassi di suicidio simili (e contraddirebbe la teoria del contagio da suicidio).

Tuttavia i nostri risultati aggiungono alla letteratura esistente, l’indicazione che il contagio da suicidio non è semplicemente un fenomeno adolescenziale ove i ragazzi scelgono amici con una vulnerabilità al suicidio simile alla loro.
Se il contagio non avesse importanza, non dovrebbe averne neanche l’essere a conoscenza dei tentativi di suicidio. Ma, è evidente che, solo se i giovani sanno del tentativo di suicidio del loro amico, il rischio si innalza.

Come possiamo allora utilizzare questa conoscenza?

E' chiaro che il suicidio non è semplicemente un prodotto della malattia psicologica o di fattori di rischio psicologici. L'esposizione al suicidio, anche se è solo un tentativo, è emotivamente devastante, e gli adolescenti hanno bisogno di sostegno per affrontare le emozioni complesse che seguono l’evento. Qui, la prevenzione - o, come a volte è chiamata, “postvention strategies” (strategie post intervento) - diventa cruciale.

Una chiara implicazione del nostro lavoro è che nelle indagini di screening per il rischio suicidario, ai ragazzi si dovrebbe sempre chiedere, se siano a conoscenza di qualcuno che abbia tentato o sia morto per suicidio. In realtà, molti strumenti affidabili per lo screening adolescenziale per il suicidio includono domande circa l'esposizione ad esso.

Tutto ciò sembra ragionevole. Ma poi le cose diventano meno chiare e più difficili da interpretare.

Sulla base di quello che la nostra ricerca ha dimostrato, è naturale chiedersi se le persone che hanno tentato il suicidio dovrebbero essere scoraggiate dal parlarne. C'è il timore che, parlando di suicidio, potremmo senza intenzione promuoverlo.
Allo stesso tempo, se noi incoraggiamo le persone a non parlare di suicidio - in particolare i giovani - si potrebbe perdere l’opportunità di aiutare coloro che hanno pensieri suicidari e che stanno contemplando di togliersi la vita.

Inoltre, il senso di appartenenza ad un gruppo - sostenuto da amici e familiari, all’interno di una vita sociale sana - è essenziale per la prevenzione del suicidio. Se incoraggiamo i giovani a non parlare di suicidio, possiamo involontariamente aumentare la sensazione di isolamento degli adolescenti con pensieri suicidi, sensazione che contribuisce al rischio di suicidio.

A causa dello stigma pervasivo sulla malattia mentale e sul suicidio, è spesso molto difficile per le persone ammettere che hanno bisogno di aiuto. Così, invece di incoraggiare il silenzio sul tema del suicidio, potrebbe essere meglio educare gli adolescenti su come rispondere in modo appropriato se un amico rivelasse loro dei pensieri suicidari o un tentativo di suicidio.

Fortunatamente, esistono programmi basati su prove di efficacia come Question, Persuade, Refer (QPR) e SOS Signs of Suicide program. Questi programmi possono insegnare ai ragazzi strategie per ricevere aiuto dagli amici, basate su fonti specialistiche (per inciso, questi programmi sono spesso offerti nelle scuole).

Inoltre, è importante che genitori, insegnanti e allenatori si sentano a proprio agio nell’affrontare il discorso del suicidio; essi hanno bisogno di diventare esperti nelle risposte adeguate, e rendersi conto che un tentativo di suicidio può avere un effetto a catena che si riverbera oltre il singolo individuo.

Dopo tutto, è quando gli adolescenti sono lasciati soli ad affrontare il disagio dei loro amici che diventano più esposti al lasciarsi contagiare dai comportamenti e dalle ideazioni suicidarie.

Tradotto e adattato da: the conversation

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