sabato 27 maggio 2017

Perchè non dovremmo ignorare la serie TV "Tredici"



La serie TV “Thirteen Reasons Why” disponibile su Netflix, il cui titolo, in italiano, è stato tradotto semplicemente con “Tredici”, ha recentemente scatenato un acceso dibattito, sfociato in un numero crescente di telefonate ai servizi di consulenza da parte di persone preoccupate che la scena del suicidio potesse rappresentare un pericolo per gli adolescenti vulnerabili.

Alcuni si sono lamentati perché il suicidio è stato rappresentato in modo troppo semplicistico come il risultato di una connessione di causa-ed-effetto. Altri hanno preferito considerarlo uno strumento educativo e un veicolo per aprire un dialogo.

Certamente, la serie suscita dei timori, come nella scena della rappresentazione esplicita del suicidio nell’ultimo episodio. Ma, nel complesso, la storia di Hannah, studentessa liceale che si è tolta la vita e ha lasciato 13 nastri dove ha spiegato il motivo di questo suo gesto, introduce molti argomenti realistici e attinenti all’universo adolescenziale.

La serie TV mostra una combinazione di comportamenti che associano problemi di salute mentale a una serie di condotte che hanno dato prova di poter influenzare la salute mentale di una persona giovane. Vi rientrano l’esclusione sociale, i pettegolezzi e le insinuazioni, il bullismo, i comportamenti sessuali deplorevoli, l’alcol e l’abuso di sostanze, la guida in stato di ebbrezza e la violenza sessuale.


La storia narra un groviglio di vicende di vita quotidiana: rapporti tra pari, amicizie, identità sessuale, dinamiche familiari, social media e, soprattutto, ambiente scolastico.

Le reazioni degli amici al suicidio di Hannah e la loro risposta alla sua descrizione del loro comportamento offre anche l’opportunità di discutere della diversità con la quale le persone si rapportano fra di loro e di come reagiscano gli uni agli altri.

Questioni sulle rappresentazioni televisive del suicidio

Sicuramente i media dovrebbero usare cautela quando scelgono di ritrarre il suicidio. La ricerca dimostra che rappresentare una modalità di suicidio e/o esaltare l’azione può, in alcuni casi, provocare un aumento considerevole di atti estremi. Tuttavia, i ricercatori suggeriscono anche che di solito esistono complicate problematiche di fondo associate alle ondate di suicidi (quando in una comunità avvengono una serie di suicidi per emulazione) [ndt: ‘Effetto Werther’].

Dimostrare il collegamento tra l’esposizione mediatica e il conseguente suicidio non è semplice, mentre la prova dell’impatto della rappresentazione televisiva del suicidio non è altrettanto forte come accade con un vero suicidio nella vita reale.

In Australia [ndt: l’autrice dell’articolo è australiana] i media seguono delle linee guida come quelle messe a punto da Mindframe. Queste riconoscono l’importanza di aumentare la consapevolezza del suicidio e dei comportamenti suicidari, ma richiamando alla prudenza nella rappresentazione del metodo.



In Australia, fiction televisive e film che mostrano il suicidio e si occupano di altri problemi di salute mentale forniscono, alla fine del programma, tutte le informazioni su dove cercare aiuto.

Anche se Netflix forniva tali informazioni sul suo sito web e un episodio supplementare che affrontava le questioni sollevate e le opzioni per chiedere aiuto, al termine di ogni episodio non forniva i dettagli su come cercare aiuto.

L’importanza della sensibilizzazione

È importante aumentare la consapevolezza e parlare di questioni di salute mentale, e certamente la serie “Tredici” è diventata un argomento di conversazione fra gli adolescenti. Ma parlarne non basta. Operatori sanitari e professionisti della formazione, così come i genitori, hanno bisogno di competenze per rispondere in modo adeguato a queste conversazioni.

Poiché la serie pone l’accento soprattutto sulla scuola, è importante che il personale scolastico – soprattutto il personale del servizio sanitario e gli insegnanti – si sentano sicuri nell’affrontare i problemi di salute mentale e le loro conseguenze. Questo non significa che gli insegnanti debbano diventare dei counsellor; ma che hanno bisogno di risorse e sostegno per consentire discussioni efficaci riguardo a tali questioni con gli adolescenti più grandi.

Sebbene alcuni potrebbero sentirsi a proprio agio a discutere di questi temi, degli studi rivelano l’esistenza di una serie di argomenti, come relazioni, identità di genere, bullismo e salute mentale, che possono essere difficili da affrontare/impegnativi e per i quali molti insegnanti hanno poca o nessuna formazione professionale.

Cercare aiuto

Anche il personale scolastico ha bisogno di servizi accessibili a cui indirizzare gli studenti in caso di necessità. La possibilità di avvicinarsi a infermieri scolastici, psicologi e guide spirituali varia notevolmente da scuola a scuola. Cambia anche l’accesso ai servizi di salute mentale della comunità. In alcune aree esistono servizi specifici che soddisfano le esigenze dei giovani LGBTI o delle minoranze linguistiche o culturali.

Benchè accedere ad aiuti in caso di problemi di salute mentale sia riconosciuto come fattore protettivo, non sempre ci si riesce. Gli atteggiamenti stigmatizzanti nei confronti dei problemi di salute mentale in Australia stanno migliorando, ma sono ancora evidenti.



Sappiamo anche che i ragazzi hanno meno probabilità di chiedere aiuto qualora la considerassero una scelta impopolare, e che possono essere influenzati da esperienze precedenti. Nella serie “Tredici”, Hannah ha cercato aiuto dal counsellor della sua scuola, ma i suoi sforzi sono stati ignorati. Il sig. Porter avrebbe potuto inviarla da uno specialista o dedicare più tempo nell’ascoltarla.

I giovani potrebbero esitare a chiedere aiuto anche qualora fossero convinti di potercela fare da soli. Quelli con pensieri suicidi sono meno propensi a cercare aiuto, pertanto si teme che essi possano accostarsi a programmi come “Tredici” come un'ulteriore validazione dei propri pensieri suicidari.

È importante migliorare l’alfabetizzazione sanitaria in modo che i giovani siano in grado di riconoscere i segni di un problema e di poter cercare aiuto in sicurezza e tranquillità. È anche importante che amici, familiari e le altre figure di riferimento che ruotano intorno all’adolescente imparino a riconoscere i segnali premonitori e incoraggino i ragazzi in difficoltà a cercare aiuto.

Tra questi segnali ci potrebbero essere il ritiro da attività generalmente piacevoli, disturbi del sonno o dell’appetito, l’essere insolitamente instabili, arrabbiati, stressati o ansiosi, la partecipazione a comportamenti rischiosi che di solito si evitano e l’espressione di pensieri negativi.

Se, come nel caso di Hannah con il counsellor, non si è ricevuto un aiuto significativo, occorre cercare altrove. Si dovrebbe agire prima possibile sui problemi e ci si dovrebbe focalizzare sulla prevenzione di esiti negativi. Come nella serie “Tredici”, troppo spesso gli interventi vengono eseguiti solo dopo che si è verificata una crisi. Occorre dare importanza ai programmi di prevenzione che considerano la complessità della salute mentale e includano strategie che si concentrano sull'ambiente e sul più ampio sistema di valori.

Dovresti guardarlo?

Netflix suggerisce la visione di “Tredici” ai ragazzi con un’età superiore ai 15 anni (MA15 +) [in Italia è VM 14] e l’Ufficio di classificazione della Nuova Zelanda ha recentemente valutato il programma come RP18 (adatto ai soli maggiorenni). I genitori preoccupati possono guardare il programma con i loro figli adolescenti e discutere con loro dei problemi salienti.

Tradotto e adattato da: The Conversation



Alcune help-line in Italia dove chiedere aiuto se si hanno pensieri suicidari 
o si è preoccupati per qualcuno:
 
Una delle più importanti help-line dedicate alla prevenzione del suicidio è quella creata all’interno dell’U.O.C. di Psichiatria dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma, 
Linea PARLA CON NOI   063377.77.40
(dal lunedì al venerdì: dalle ore 9.30 alle ore 16.30)

***

#adessoparloio 
 è la chat di WhatsApp 3482574166, creata per rispondere al bisogno dei ragazzi vittime di bullismo, cresce per offrire un aiuto concreto e qualificato a giovani e famiglie. Nasce dalla collaborazione tra Casa Pediatrica ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, Osservatorio Nazionale Adolescenza e Pepita Onlus focalizzando l’attenzione su una corretta informazione e su una risposta professionale dedicata. L’obiettivo è rimettere ordine: riportare al centro il valore educativo del dialogo e accogliere le paure dei ragazzi, ma anche rassicurare gli adulti affinché riacquistino il loro ruolo guida senza demonizzare la Rete. 
Comunicato in formato PDF.

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Numero verde della De Leo Fund

una Onlus che dal 2007 si occupa di portare un 

aiuto concreto alle persone che hanno subito eventi luttuosi di carattere traumatico:  

Chiama il numero verde 800 – 168 678
disponibili da Lunedì a Venerdì
dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00

*** 

risponde 365 giorni all’anno attraverso i suoi 700 volontari che operano in 20 centri sul territorio nazionale. Il servizio è attivo in tutta Italia dalle ore 10.00 alle 24.00. numero unico 199.284.284
“Se sei in difficoltà, hai bisogno di aiuto perché stai vivendo un momento di particolare disagio e senti la necessità di parlarne con qualcuno, ma non sai con chi, puoi rivolgerti a noi. Troverai sempre un volontario pronto ad ascoltare le tue paure, le angosce, i dubbi e le ansie, senza giudicarle.”
“Esprimere il disagio può essere una strada utile per poter scoprire dentro di te la fiducia e le risorse necessarie per affrontare ogni problema. Ricordati, non sei solo: se vuoi parlarne, noi ti ascoltiamo.”

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Importante:

Se una persona esprime pensieri suicidari, questi non vanno considerati una semplice richiesta di attenzione. Discutere di suicidio non accentua l’intento suicidario, invece, parlarne apertamente può prevenirlo. Occorre non sottovalutare i pensieri suicidari e incoraggiare la persona a cercare aiuto. Le “Linee guida per la prevenzione del suicidio (Euregenas, General Guidelines on Suicide Prevention) sottolineano come la maggior parte delle vittime di suicidio aveva comunicato prima i propri pensieri.

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Esiste una petizione lanciata da un ragazzo italiano su change.org per richiedere la visione obbligatoria di 13 Reasons Why in tutte le scuole.

“Con questa petizione chiedo che venga resa obbligatoria, nella sua interezza o in versione ridotta, la serie TV Tredici, in lingua originale 13 Reasons Why” scrive nella spazio riservato alla descrizione della petizione. “La sua visione dovrebbe essere infatti resa obbligatoria in un ambiente scolastico sano, che promuove la lotta contro il bullismo e la violenza.”




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